di Ilde Rampino. Un evento pieno di suggestione, cadenzato dalle meravigliose musiche di Schoenberg e dalle melodie originali del grande Puccini ha creato un'atmosfera magica e un immergersi nel mondo di questo immenso artista, attraverso il suo carteggio, con le parole declamate con maestria e pregnanza emotiva dalla voce dell'attore Mariano Rigillo che ha dato loro un significato profondo e autentico. Scaturisce un senso di nostalgia e di rimpianto che esprime, in fondo, il disperato bisogno di amore dell'artista, pur celebrato e osannato, che attraversa le pieghe di sentimenti contrastanti, vissuti con intensità e passione. Si evince una sorta di sordo rancore e insofferenza per la gelosia da parte della moglie Elvira, che, inconsciamente, avverte la sua lontananza del cuore e reagisce con veemenza, perchè sente che un giorno perderà il suo amore e lo accusa di non averla mai considerata come la propria donna e aver causato così la sua gelosia ossessiva. Molto commovente e pieno di pathos è stata la lettera in cui Giacomo Puccini parla del suo profondo dolore, unito al senso di colpa per la morte di Doria, una giovane che egli considerava come una figlia, ma che era stata travolta dalle accuse infamanti che le aveva rivolto Elvira che sospettava che la ragazza intrattenesse una relazione peccaminosa con lui. Doria, dopo un periodo di sconforto in cui si sentita accusata ingiustamente, si era suicidata, creando nell'artista un grande senso di sgomento e di incredulità. Egli riservava nelle lettere tutto il suo dolore e il desiderio di ricoprire la sua bara di fiori, per esprimere il proprio rimpianto. Nel carteggio, presentato in quell'occasione, sono presenti anche lettere indirizzate a Giulio Ricordi e ad altri amici che gli rispondono, in modo accorato, rivelando la propria preoccupazione per il suo stato di salute e raccomandandogli il riposo in quella clinica di Bruxelles in cui era ricoverato e in cui doveva curarsi per il dolore alla gola che lo affliggeva. Puccini era, come tutti gli artisti, un uomo sempre alla ricerca di esperienze nuove e il soggiorno nel sanatorio non lo rendeva tranquillo, perchè era costretto a non fumare e avvertiva una profonda solitudine e rimpianto, in quanto non era in grado di comporre musica. Un'occasione, dunque, che ha dato la possibilità al folto pubblico presente al Teatro Eliseo, di partecipare con il cuore alle dolenti note della vita di un uomo che ha dato tanto alla cultura musicale italiana, componendo melodie indimenticabili e ascoltando le musiche di Schoenberg, che si sono alternate con le parole in un mosaico di emozioni.
Stefania Marotti per Il Mattino
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